Fughe e stucchi per piastrelle: impariamo a conoscerli
Una delle problematiche più ricorrenti al momento della scelta di un pavimento è determinare l’ampiezza della fuga e lo stucco da utilizzare. La richiesta che un piastrellista si sente fare con maggior frequenza è: “Ma non posso averlo senza?”, dove la fuga è spesso vista come una sgradevole consuetudine del passato e non come un’espediente necessario a salvaguardare la durata dei pavimenti nel tempo.
La fuga
La fuga fra le piastrelle, cioè lo spazio che occorre lasciare tra una mattonella e l’altra, è infatti il modo più efficace per prevenire i rischi di rottura dovuti agli assestamenti della struttura e alle sollecitazioni termiche. Si tratta quindi di un “male” necessario, se consideriamo le fughe un elemento antiestetico della pavimentazione o del rivestimento, in realtà con l’avvento degli stucchi di ultima generazione, questo elemento può arrivare quasi a scomparire alla nostra percezione visiva o diventare un nuovo elemento di design.
La fuga normalmente consigliata è di 3 mm, perché in grado di assorbire la maggior parte delle normali dilatazioni e/o assestamenti, ma in caso di piastrelle rettificate si può scendere anche a 2 mm (misura minima prevista dalle norme di posa). È possibile anche scendere sotto i 2 mm di fuga, ma in questo caso i posatori potrebbero non accettare eventuali contestazioni sul lavoro svolto. Alcune piastrelle o soluzioni di posa più complicate possono richiedere fughe anche di 4 o 5 mm, un classico esempio sono le piastrelle effetto cotto con bordi irregolari, le pose multiformato o la posa in esterno. All’esterno, in effetti, la posa a giunto aperto con fughe di ampiezza 5 mm è pressoché obbligatoria viste le maggiori sollecitazioni termiche e idrometriche che queste pavimentazioni subiscono.
Come anticipato in precedenza le fughe, oggi, cominciano ad essere considerate parte integrante della decorazione della casa. Grazie ai nuovi materiali immessi sul mercato, infatti, lo stucco per piastrelle può concorrere a migliorare il design di un ambiente. Oggi, a differenza del passato, quando gli stucchi per piastrelle erano solo grigi o bianchi, esistono diverse tonalità disponibili in grado di soddisfare le esigenze più disparate, che possono variare dal cercare di nascondere le fughe optando per una tonalità che si uniformi al rivestimento ceramico, oppure selezionare una tonalità in contrasto per evidenziarle e renderle parte del design.
Gli stucchi
In commercio esistono oggi una svariata serie di stucchi che si differenziano non solo per il colore ma soprattutto per la composizione chimica che ne determina le caratteristiche tecniche e la destinazione d’uso consigliata. Senza entrare nei dettagli delle diverse denominazioni commerciali, prodotte da aziende leader del settore come Mapei, Kerakoll o Litokol, cerchiamo di identificare le diverse tipologie sul mercato e le principali differenze.
STUCCO CEMENTIZIO
Si tratta dello stucco più diffuso e utilizzato, ogni produttore ha la sua formula chimica, ma in genere la composizione è a base di cemento, carbonato di calcio e calce idraulica, oltre ovviamente ai pigmenti per la colorazione Un altro fattore molto importante da tenere in considerazione nella scelta, è la granulometria. Grana fine, gran media e grana grossa rispondono ad esigenze estetiche differenti, di norma gli stucchi per pavimenti in interno richiamano la grana fine, più elegante, mentre per un rivestimento effetto mattone, ad esempio, è preferibile una grana grossa che richiama maggiormente la calce e il cemento utilizzati nelle costruzioni faccia a vista. In generale, si può affermare che questa tipologia di stucchi abbia un’ottima resistenza all’abrasione, una buona resistenza all’acqua, agli agenti chimici alcalini e anche una buona resistenza alla proliferazione di funghi e batteri. Alcune tipologie prevedono anche l’inserimento di silice cristallina e altri componenti che consente di mantenere il colore uniformemente lungo tutta la fuga, non producendo efflorescenze nella fase di idratazione. Inoltre risulta maggiormente elastico, con un’ottima resistenza all’acqua, ma una minore resistenza all’abrasione.
STUCCO EPOSSIDICO
Nato per esigenze di posa particolari come ad esempio la stuccatura di rivestimenti in saune o in piscine, si è presto diffuso universalmente fino ad essere molto utilizzato in ambito prettamente residenziale. Le caratteristiche tecniche superiori per elasticità, resistenza all’abrasione, resistenza chimica e idrorepellenza, ne hanno fatto una validissima alternativa al più diffuso stucco cementizio. La gamma colori molto ampia consente, inoltre, di individuare il punto colore che meglio si abbina alla piastrella, senza dover scendere a compromessi a volte limitanti. Ovviamente le ragioni di queste prestazioni risiedono nella composizione di questi polimeri che forniscono le migliori prestazioni se a base di solventi, rendendoli non proprio consigliabili per l’uso domestico. Esistono altresì delle versioni a base d’acqua, molto meno impattanti, anche se meno efficaci in termini di prestazioni, che possono essere utilizzate anche in ambienti domestici. Aldilà delle sostanze volatili che potenzialmente nel tempo potrebbero essere rilasciate dai solventi, gli stucchi epossidici, in generale presentano anche qualche controindicazione. Ad esempio le colorazioni più chiare, tenderanno a ingiallire nel tempo a causa dell’esposizione ai raggi UV, ma soprattutto la pulizia dopo posa è di assoluta importanza. Questi stucchi siliconici infatti tendono a lasciare fastidiose alonature, che se non vengono eliminate subito dopo la posa, richiedono sforzi importanti per poter essere eliminate in un secondo momento. Infine se l’installazione prevede mosaici con tessere in vetro satinato se ne sconsiglia l'uso onde evitare di opacizzare e rovinare l’intero mosaico.
Stuccare le piastrelle quindi, non è solo un modo di salvaguardarne la durata, ma anche un modo di mascherare eventuali imperfezioni dimensionali e soprattutto di dare un’identità e uno stile ad ogni rivestimento posato.
Ricapitolando:
• Stucco cementizio a grana fine per fughe fino a 6 mm, ma consigliato per fughe da 2/3 mm. La stuccatura finale risulta liscia e compatta per un effetto finale estremamente elegante.
• Stucco cementizio a grana grossa per fughe fra 4 e 15 mm. Di norma utilizzata per la stuccatura in esterno o per piastrelle con finiture rustiche.
• Stucco epossidico bicomponente: massima resistenza ad acidi e totale impermeabilizzazione lo fanno preferire negli ambienti umidi quali bagni e cucine, ma anche per edifici commerciali e industriali e in tutte quelle zone in cui sono richiesti altissimi standard di igiene.
Esistono poi diversi altri materiali sigillanti speciali, creati per determinate destinazioni d’uso che qui elenchiamo per completezza d’informazione, ma che non vi serviranno se non negli specifici casi riportati.
Stucco a presa rapida per le fughe di piastrelle in gres all’interno di locali commerciali ad alto traffico.
Sigillanti epossidici tri-componenti, per locali di stoccaggio e movimentazione di idrocarburi.
Sigillanti poliuretanici bi-componenti per la posa in magazzini o supermercati.
Sigillanti acrilici adatti sia alle piastrelle ceramiche che alla pietra naturale, perché non macchiano i materiali anche più assorbenti.
Sigillanti siliconici, adatti alla stuccatura di giunti di dilatazione, grazie all’elevatissima elasticità.